“Non lo so fare, fallo tu!” è un’affermazione di molti bambini, piccoli e grandi, che tendono a delegare al genitore o al compagno le richieste e le sfide che l’ambiente pone dinanzi ogni giorno. Sono bambini definiti pigri e svogliati, spesso anche dalle insegnanti, le quali osservano e riportano scarsa iniziativa e partecipazione alle attività soprattutto di gruppo, lentezza ed attivo evitamento nel cominciare un compito e nel portarlo a termine. Sono bambini facilmente distraibili, “con la testa tra le nuvole”, che preferiscono impegnarsi per lo più in attività molto semplici, ben conosciute e apprese.
Ma davvero tutto questo può identificare un bambino come pigro?
È importante fare chiarezza! Spesso le caratteristiche sopra citate costituiscono un insieme di campanelli d’allarme che sono alla base di un problema definito dagli addetti ai lavori come “prassico” cioè legato alla capacità di rappresentare, programmare, pianificare ed eseguire schemi d’azione in serie per raggiungere uno scopo ben preciso.
Si tratta di abilità che agiscono come all’interno di un ingranaggio complesso, il cui funzionamento viene spesso alterato anche da un inefficace controllo delle funzioni esecutive.
Nella pratica quotidiana questa definizione tecnica si traduce:
- nella goffaggine osservata durante gli sport o le attività motorie;
- nella scarsa gestione delle autonomie personali come vestizione/svestizione, alimentazione, cura personale;
- nella scarsa creatività e capacità di ideazione, gestione ed esecuzione di una sequenza di gioco in autonomia e in gruppo;
- nella scarsa padronanza delle abilità linguistiche, ad esempio nell’organizzazione del pensiero per condividere il proprio vissuto o raccontare una storia ascoltata o vista su uno schermo.
Questo elenco, sicuramente riduttivo e poco esaustivo, suggerisce l’importanza dell’osservazione e dell’approfondimento da parte degli specialisti dei comportamenti del bambino nelle varie aree dello sviluppo e nei vari ambienti di vita.
Quindi basta parlare di pigrizia. Rivalutiamo i nostri bambini, accogliamo le loro debolezze e le fragilità che cercano consapevolmente di nascondere, ma ancor di più valorizziamo i loro punti di forza e le potenzialità molto spesso sottese e poco espresse.
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