Viviamo in un’epoca in cui tutto scorre velocemente, in cui siamo inondati da stimoli continui, in cui non riusciamo più ad attendere. È, di riflesso, sempre minore la capacità dei nostri bambini di aspettare, così come la tolleranza di noi genitori verso i loro capricci o, spesso, le loro urla.
Siamo sempre più abituati a vedere bambini con sguardo sfuggente, caotici o poco organizzati nell’ambiente e nel gioco spontaneo. Bambini che passano da un gioco all’altro senza terminarlo o che inondano la stanza di giochi senza focalizzarsi su nessuna attività in particolare, che possono non rispondere se chiamati per nome, che agiscono con impulsività senza chiedere il permesso.
Tutte queste caratteristiche possono alterare il loro sviluppo linguistico. I progressi del bambino, in materia di linguaggio, non si concretizzano solo nelle sue produzioni linguistiche ma nello sviluppo di abilità come l’ascolto, il riconoscimento tra i diversi suoni, unitamente a competenze motorie, cognitive e affettivo-relazionali. Il bambino ha una predisposizione innata al linguaggio ma, affinché questo emerga e si sviluppi in maniera naturale, deve poter seguire con lo sguardo e ascoltare ciò che il proprio interlocutore dice.
Si può immaginare il bambino immerso in innumerevoli stimolazioni linguistiche, in quello che viene definito “bagno sonoro”. Il bambino integra ciò che percepisce attraverso l’udito con le informazioni provenienti dalle vie visive e con quelle cinestetiche (provenienti dal movimento del proprio corpo), relative agli organi deputati alla produzione del linguaggio. L’elaborazione di tutte queste informazioni determina la formazione del “sistema fonologico”, che permette di classificare i suoni della lingua e di segnalare le differenze di significato tra le parole.
In ogni epoca del suo sviluppo, il bambino organizza il linguaggio in base a come è strutturato il suo sistema fonologico in quel momento, dando luogo a parole che possono avere una forma semplificata, tipica delle produzioni infantili. Può accadere ad esempio che il vostro bambino sappia pronunciare un suono correttamente ma all’interno di alcune parole lo sostituisca (ad esempio “coccodrillo” che diventa “coccolillo”). Tralasciando le difficoltà motorie, che possono impattare sullo sviluppo linguistico, il bambino potrebbe faticare ad integrare le informazioni uditive e visive che riceve dall’ambiente, strutturando dunque difficoltà linguistiche fonetico-fonologiche.
Al fine di restituire un’integrità al sistema fonologico di questi bambini è necessario un lavoro preliminare sull’ascolto, sull’integrazione dello sguardo e sulle competenze organizzative e comunicativo-relazionali.

